Giulia Pieri si occupa da anni con passione di cucina viva e probiotica. Si è avvicinata all’antico mondo dei cibi fermentati durante i suoi viaggi intorno al mondo, per poi approfondirne la conoscenza attraverso la collaborazione con medici, nutrizionisti ed esperti di fermentazione.
Organizza eventi in tutta Italia per fare conoscere queste preziose tecniche di conservazione e trasformazione del cibo, tiene corsi di formazione e offre consulenze ad amatori e professionisti.
La sua è una cucina vitale, fatta di equilibrio, umami, sapori inaspettati e stimolanti.
Ama rielaborare nuove e antiche ricette e viaggia instancabilmente per ricevere nuovi stimoli, con uno sguardo sempre attento all’autoproduzione e alla sostenibilità.
Inserire sul mercato questa linea di prodotti è per lei la realizzazione di un sogno, che profuma di antico e di magia.
Contatta Giulia: Cell: 3477600188
Questo articolo nasce dalla collaborazione tra:
Giulia Pieri – chef e Antonio Capozza – dott. in science dell’alimentazione
Quattordici miliardi di anni fa nacque l’universo, grazie ad un’inimmaginabile emissione di calore e di particelle subatomiche ricchissime di energia.
Nel corso di vari miliardi di anni si vennero poi a formare anche la Terra e gli elementi chimici tutt’oggi presenti.
Per le prime forme di vita, l’universo ha dovuto attendere altri dieci miliardi di anni dalla propria origine. La vita comparve sulla Terra “solo” quattro miliardi di anni fa. Tengo sempre a precisare “la vita”, non “l’uomo”. Spesso associamo inconsciamente la nascita della vita alla nascita dell’uomo e la nostra estinzione alla fine del mondo. Nel caso dovessimo estinguerci, la vita sulla Terra continuerà ad esistere senza di noi con un suo nuovo equilibrio, semplicemente perché facciamo parte dell’universo, non siamo l’universo. È un concetto molto importante, ci aiuta ad osservare gli altri esseri viventi sotto il giusto profilo.
Fatta questa premessa possiamo dire che, quattro miliardi di anni fa, furono i microrganismi (batteri, lieviti, muffe) i primi esseri viventi a popolare la Terra e, ancora oggi, se considerati nel loro insieme, raggiungono un numero superiore a qualsiasi altra forma di vita del pianeta. Questi microrganismi avevano – e hanno tutt’ora – la capacità di estrarre energia da composti organici o dalla luce solare e, quest’energia, servì successivamente per formare biomolecole più complesse partendo da elementi semplici. Oggi siamo in grado di affermare che, tutti gli organismi viventi, essere umano compreso, derivano da queste migliaia di differenti biomolecole. Detta così non vien più da pensare che i microrganismi siano nemici da combattere, giusto? Ed è proprio così, sono da amare, non da combattere.
Questo è il motivo per cui tutti gli alimenti contengono uno o più specie microbiche. Anticipo un argomento che tratterò in uno dei prossimi articoli. Al contrario di quel che siamo stati abituati a pensare, i microrganismi alteranti e patogeni per l’uomo sono molto meno numerosi dei microrganismi benefici per la nostra salute. Ora li amiamo ancor di più? Sicuramente sì.
Se è vero che dovremmo portare rispetto per chi è più anziano di noi, allora siamo costretti ad osservare da quanto tempo i microrganismi popolano la Terra e da quanto la popoliamo noi. Abbiamo già detto che i microrganismi comparvero quattro miliardi di anni fa, mentre noi esseri umani siamo qui da circa trecento mila anni. Siamo più giovani di loro – anno più anno meno – di tre miliardi novecentonovantanove milioni e settecento mila anni. È lungo anche da scrivere! Considerando che portiamo rispetto per nostra nonna che ha solo 50 anni più di noi, direi che questi piccoli esserini meritino il massimo della nostra educazione nei loro confronti!
Sono loro, i microrganismi, ad essere i protagonisti dei nostri prodotti fermentati, sono loro a renderli più digeribili, più gustosi e più benefici per la nostra salute. Si presume che l’uomo abbia iniziato ad usare la fermentazione, per conservare gli alimenti, già nel 3.000 a.C.
La fermentazione delle bevande è molto più antica. Risalgono al 7.000 a.C. le prime evidenze sulla produzione della birra da parte dei Babilonesi, e al 10.000 a.C. le prime notizie sul vino, nel Caucaso.
Solo nella seconda metà del XVII sec. si riuscirono ad osservare i primi batteri. Leeuwenhoek, il primo ricercatore che vide i primi microrganismi al microscopio, li chiamò “animalicoli”.
Da questo periodo in poi, i fenomeni alla base dei processi di fermentazione furono costantemente materia di dibattito fino all’arrivo, circa due secoli dopo, dell’affermazione di Pasteur: “la fermentazione è lontana dall’essere un fenomeno privo di vita”. Noi quella vita la incontriamo, in un felice frizzare, ogni volta che apriamo un barattolo di crauti (non pastorizzati) ad esempio. Sì, avete capito bene, non sono guasti, sono vivi! Una coccola da godere tutti i giorni.
Arrivederci al prossimo articolo.
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